VOLA VOLA L’APE MAIA

La notizia non è nuova.  

Le api stanno morendo. In tutto il mondo. E’ un dato di fatto. Un’orrenda verità statistica. Succede costantemente da molti anni. Non vi è più margine d’errore.

 

Qualcuno, si dice Einstein, ha detto: “Se le api dovessero scomparire, al genere umano resterebbero cinque anni di vita”. Non mi sembra una tesi tanto campata in aria. 

 

Non è geniale, ma naturale ed intuitiva: niente api, niente impollinazione, niente frutta e vegetali. Un effetto domino senza limiti.

 

Mele, pere, mandorle, agrumi, pesche, kiwi, castagne, ciliegie, albicocche, susine, meloni, pomodori, zucchine, soia, girasole e colza, ovvero tutte quelle piante la cui produzione dipende completamente o in parte dalle api (grazie alla loro impollinazione) sarebbero a rischio di estinzione.

Non siete vegeteriani e siete carnivori indomabili? Sarebbero a rischio anche le colture foraggiere, fondamentali per i prati destinati a pascolo e quindi anche l’allevamento potrebbe essere destinato a essere coinvolto dalla spirale perversa innescata dalla scomparsa delle api.

 

Molte le cause possibili. Inquinamento, cambiamenti climatici e pesticidi.

 

Si ipotizza anche una colpa dei nostri telefonini luccicanti, vibranti e chattanti. Infatti, secondo uno studio dell’Università di Landauanche, anche l’inquinamento elettromagnetico ha le sue colpe. Le api, stordite e sviate dal segnale dei telefonini, perdono il senso dell’orientamento e non riescono a tornare all’alveare, morendo.

 

Senza voler essere sempre i soliti catastrofisti, forse è il caso che il problema si affronti.

O pensiamo di attendere la nuova generazione di telefonini. Che invieranno sms in grado di impollinare ciò che incontrano viaggiando nell’etere?